Alla Ricerca del Tempo Perduto: nuovo brano ispirato all’opera di Proust
Alla Ricerca del Tempo Perduto, è sicuramente la più importante opera di Marcel Proust e per questo l’ho scelta come fonte di ispirazione per la mia ultima e omonima composizione scritta per organico di quintetto: flauto, clarinetto in Sib, violino, violoncello e pianoforte.
La direzione estetica
Il brano si riferisce ad alcuni concetti proustiani come la Memoria Volontaria e la Memoria Spontanea in quanto processi per rivivere a livello emozionale le esperienze passate: i ricordi. Sopratutto grazie alla Memoria Spontanea si può ritrovare il Tempo Perduto (esperienze vissute in passato) in un’unica impressione legata alle sensazioni provate. L’artista poi, se opportunamente in ascolto, è in grado di fissarlo nella sua Arte rendendo il tempo soggettivo eterno. La ricerca del Tempo Perduto mediante la tecnica della Memoria Spontanea viene vista come tendenza verso l’Eterno, Eterno che viene quindi fissato dall’artista attraverso la sua Arte. La memoria e la spontaneità sono gli elementi centrali per lo sviluppo della composizione. I gesti musicali sono distribuiti all’interno del lavoro come per favorire nell’ascoltatore un processo mnemonico spontaneo in cui il ricordo uditivo di ciò che ha ascoltato precedentemente lo accompagna per tutto lo svolgimento del brano chiarendone via via lo sviluppo formale e guidandolo verso la ricerca del proprio Tempo Interiore.
Forma del brano
Il brano segue l’evolversi di questi concetti svolgendo la sua forma in 4 brevi momenti chiamati appunto:
I. Il Tempo Perduto
II. Memoria Spontanea
III. Memoria Volontaria
IV. Il Tempo Ritrovato
Ogni sezione è liberamente basata sulla mia personale esperienza interiore e su come essa sia legata in qualche modo a questi concetti.
Sviluppo compositivo
Volendole descrivere in qualche modo posso dire che la prima e la seconda parte della composizione nascono da una inconsapevole improvvisazione al pianoforte mossa solamente dal desiderio di comporre spontaneamente e guidata unicamente da un atteggiamento di accettazione e di non-giudizio su ciò che stavo suonando. Per far ciò è stato essenziale raggiungere uno stato meditativo che permettesse la massima espressione senza esercitare alcuna decisione sul materiale sonoro e musicale che veniva creato in modo estemporaneo. Registrare l’improvvisazione mi ha permesso poi di lavorare sulla musica cercando di dare forma espressiva a ciò che era venuto fuori dall’improvvisazione e dopo un lungo procedimento per strati sono giunto ad avere le due prime sezioni costituite da un momento musicale avente come un senso di ricerca nel quale gli elementi sonori e i gesti musicali si susseguono senza soluzione di continuità e da un tema più strutturato anche se ancora pervaso da un andamento sempre abbastanza incerto. La terza parte è nata da un procedimento più logico in cui alcuni degli elementi e gesti ascoltati in precedenza vengono elaborati per sovrapposizione ritmica (richiamando un po’ alla mente lo stile minimalista o quello di Bartok), mentre l’ultima parte è una ripresa più sintetica del tema, avviene qui una sorta di fissazione in cui il tema centrale – già ascoltato in precedenza nella seconda parte: Memoria Spontanea – diventa infine il Tempo Ritrovato.
Per concludere…
Nell’attesa che il brano trovi un’esecuzione vorrei chiudere questo post con l’ascolto di una bellissima composizione – possiamo definirlo un capolavoro – per quartetto d’archi del compositore francese Henri Duttilleux Ainsi la Nuit del 1976. In questo brano il compositore si ispira in qualche modo ai concetti di Proust come lui stesso afferma:
There’s a tendency—it’s almost entirely intuitive—not to present the theme in its definitive state at the beginning. [T]here are small cells which develop bit by bit. …This may perhaps show the influence of literature, of Proust and his notions about memory.
Henri Dutilleux
Grazie a tutti e buon ascolto
p.s. Per altre info sulle composizioni in corso segui il link al precedente post e buona lettura