La Vibrazione del Silenzio: una nuova composizione per pianoforte

Una nuova composizione per pianoforte ha preso vita dopo un’esperienza che ho vissuto recentemente sopratutto grazie a due persone Federico Magnaguagno (Insegnante di Yoga e fondatore dell’ASD Gymnazen) e Fabio Marcelloni (mio maestro di Taijiquan, stile interno del Kung Fu) che ad inizio febbraio hanno realizzato, per la prima volta, un seminario intensivo con l’intento di riunire insieme Yoga, Taijiquan, Meditazione e Qi Gong. Un esperimento per combinare discipline diverse ma al tempo stesso anche simili, un seminario incentrato sulla pratica intensiva delle arti marziali e dello Yoga ma sopratutto sulla ricerca interiore mediante esperienze di meditazione, vero elemento trasversale ad ogni pratica sia essa sportiva, artistica o di vita.

Un luogo che ti porta fuori dal mondo

Fondamentale per la riuscita dell'”esperimento” è stata sicuramente la location: un monastero oramai diventato una sorta di agriturismo ma che, essendo aperto solo per i gruppi, ha rappresentato il luogo ideale dove isolarsi dal “mondo esterno” e potersi così concentrare sulla pratica. L’influenza di un luogo del genere non è da sottovalutare perché ha sicuramente creato il contesto giusto per calarsi appieno nella pratica senza distrazioni, almeno per un breve periodo di tempo. L’Oasi Francescana di Vicovaro è un antico monastero sorto vicino alla rupe che cade a piombo sul fiume Aniene dove dimorò anche San Benedetto che fu chiamato a dirigere una comunità di monaci autostabilitasi nel luogo.

Da dove proviene la musica? Alcune considerazioni sul Taiji

Forse è una domanda un po’ pretenziosa e forse non sono in grado di rispondere nemmeno nel mio caso… posso solo dire che i giorni sono stati molto intensi e, non so come, la pratica delle arti marziali e della meditazione insieme all'”isolamento” hanno messo in moto la mia ispirazione e creatività. Provo a spiegarlo riportando qui riassunta una storia del saggio taoista Zhuang Zi:

“Un sovrano commissiona all’intagliatore Qing un piano in legno per campane da realizzarsi in quindici giorni. Inizialmente Qing sembra non curarsi del lavoro dedicandosi ad altre attività senza preeoccupandosi del tempo che passa. Un giorno mentre passeggiava ebbe un’illuminazione: vedendo un albero esclama di aver trovato il legno giusto e, una volta nel suo studio, conclude il lavoro in pochissimo tempo. Il sovrano rimane esterrefatto dalla bellezza del manufatto.”

Wang (oblio) e Shen (spirito) sono i due concetti presenti in questa storia. Si riesce nel proprio lavoro perchè si dimentica il lavoro stesso. Infatti l’oblio fa si che, non pensando troppo alle regole e al risultato, si riesca naturalmente nel proprio intento. Comunque le regole non vengono dimenticate (sono in un luogo da cui possiamo sempre attingere) e si risvegliano al momento giusto. Noi non ci accorgiamo ma lo shen (una sorta di inconscio collettivo) memorizza tutto. Per esempio il musicista mentre sta improvvisando non pensa a cosa sta suonando ma esegue solamente utilizzando il suo bagaglio di conoscenze formatosi con lo studio.

Ora è difficile dire se sia stato veramente opera del Wang e dello Shen ma sicuramente posso parlare a nome di tutti gli artisti affermando che con il contesto e l’atteggiamento giusto qualcosa di misterioso comunque accade, basta saper attendere… Il Tao si manifesta, il Taiji inizia a prendere forma nella danza degli opposti Yin e Yang e il resto forse è musica

Anche le note meditano? non si sa di certo, ma sicuramente non fanno arti marziali…

Come spiegare a parole la genesi di un brano musicale? Difficile entrare a fondo nel merito ma ci provero’… Iniziamo col dire che c’era il silenzio (esteriore ed interiore) e quindi doveva essere reso in musica, quale miglior modo se non scrivere in silenzio per i corridoi silenziosi? meglio ancora se la sera… insomma serve “solo” carta, matita e poi… basta “solamente” sapersi ascoltare dentro in modo da far finire sul pentagramma la vibrazione che in quel momento vive al nostro interno. Il passo successivo credo sia stato quello di aspettare il rientro e la sedimentazione delle esperienze ed emozioni, come musicista per me è importante osservarle in modo più consapevole rispetto a quando accadono, così da poterle risentire nel momento in cui provo a trasferirle sullo strumento o metterle in note direttamente sulla carta mantenendone la genuinità ed evitando di attuare filtri troppo “mentali” che possono portare la composizione a perdere spontaneità rendendola solo un esercizio di stile. E’ assolutamente essenziale equilibrare il nostro Yin e Yang interiore: ragione e sentimento, logica e istinto, note e pause, consonanse e dissonanze e così via…

Ah dimenticavo, c’era il mantra! “Ma Me Mu Tza” sono state le sillabe intonate da tutto il gruppo durante la meditazione. Un suono ma al tempo stesso tanti suoni, una vibrazione che andava sentita dentro prima di essere proiettata all’esterno e che, una volta fuori, avvolgeva tutti e tutto. Nella mia (lunga) passata esperienza di meditatore stranamente non ho mai cantato un mantra (beh, c’è sempre una prima volta a quanto pare) e devo dire che è stata una esperienza meditativa molto intensa… (fra l’altro non mi trovavo in una meditazione di gruppo da un po’ e ringrazio Federico per il modo in cui è riuscito a condurla). Come perdere l’occasione di realizzare il secondo tema del brano proprio con le note del mantra? Federico le ha pensate, noi tutti siamo entrati in vibrazione cantandole, quindi sono entrate di diritto nel mio il flusso compositivo ed hanno rappresentato una forte ispirazione per incorporare le mie senzazioni rispetto a questa esperienza definibile come un’armonia di silenzi interiori.

Altro elemento essenziale è ststo il “crescendo”, l’intensità crescente appunto, che nei giorni mi ha via via coinvolto sempre più e che percepivo anche negli altri compagni di gruppo… Eravamo sempre più “addentrati” sia negli allenamenti che nelle meditazioni. Così ho cercato di rendere in musica questo processo mettendoci dentro la dinamica di tutti i miei stati d’animo. Ci sarò riuscito? Lo spero, ma sarà chi ascolta a dirlo… In ogni caso è tutto scritto nelle note.

Quando il silenzio ci dice qualcosa dobbiamo ascoltare?

Durante la fase di condivisione dopo l’ultimo incontro di meditazione ho sentito di condividere alcune cose ma probabilmente, come mio solito, sono stato più bravo ad esprimermi con le note che con le parole. Comunque, sentivo che qualcosa andava detto e colgo l’occasione per ribadirlo qui in questo post raccontando il mio brano. Prima di tutto ringrazio tutti i compagni presenti, chi già conoscevo e chi ho conosciuto in quei giorni, vorrei dirvi che c’è un po’ di ognuno di voi in queste note. Grazie a Fabio per ciò che con il Taijiquan riesce a trasmettere, e penso di parlare a nome di tutti dicendo che gli sono grato per l’intensità e la passione che mette nell’insegnare un’arte antica che ci sta sicuramente rendendo persone migliori. Poi ovviamente un grazie a Federico che (forse per volontà del caso, per sincronicità, o non saprei… ) ha realizzato questo intensivo, includendo anche la meditazione, proprio nel periodo in cui mi stavo riavvicinando alla vipassana: la meditazione indiana da seduti alla quale ero molto legato in passato e che da molto tempo non praticavo più. Questa esperienza è stata sicuramente una spinta per me, per la mia ricerca interiore e per quella artistica, e forse dovrò ringraziarlo ancora in futuro se ciò mi permetterà di continuare su questa strada che è sempre piena di sorprese…

Quando il silenzio ci dice qualcosa dobbiamo ascoltare? Penso proprio di si. In quanto artista poi la sento come una necessità, ma so anche per esperienza che non sempre è semplice mettersi in uno stato di ascolto e percepire quando il nostro silenzio interiore entra in vibrazione… Ci sono sempre i nostri confini esteriori da superare, inoltre più si va al nostro interno più la visione spesso non è nitida. Ma c’è un momento in cui si può ascoltare la vibrazione del silenzio ed è per questo che come artista cerco di portarla nella mia musica, quelle poche volte in cui la percepisco e mi meraviglio di essere in grado di ascoltarla.

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